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Diversity Manager: una figura chiave per le aziende che promuovono l’inclusività

Capita sempre più spesso che le aziende, soprattutto quelle di grandi dimensioni, si affidino a un Diversity Manager, al fine di gestire e valorizzare le differenze tra lavoratori e generare inclusione.

Abbiamo già affrontato il tema dei vantaggi dell’inclusività in azienda, ma chi è e cosa fa esattamente il Diversity Manager?

Quando è nato il Diversity Management?

Facciamo un passo indietro, per contestualizzare la nascita di questa figura, che sta gradualmente acquisendo molta importanza.

Si cominciò a parlare di Diversity Management nel 1987, negli Stati Uniti, con la pubblicazione di un rapporto dell’Hudson Institute, che riguardava la progressiva decadenza della figura del lavoratore maschio-bianco-etero, in favore dell’aumento dei lavoratori appartenenti ad altre etnie, generi e gruppi minoritari.

Partendo dunque dai cambiamenti sociali in atto, il documento metteva in luce la necessità di investire su misure di intervento strategiche per rispondere alle crescenti differenze in ambiente lavorativo e trarne beneficio.

In Italia il Diversity Management si è consolidato a partire dal 2009, con la presentazione di una dichiarazione di intenti, promossa da Fondazione Sodalitas e sottoscritta da moltissime imprese di grandi e piccole dimensioni, al fine di diffondere una cultura aziendale inclusiva, capace di valorizzare i talenti nella loro diversità.

Negli ultimi anni si è verificato un notevole progresso sul tema, anche se con una prevalenza nel Gender Management, a discapito delle diversità etnico-culturali o della delicata convivenza in azienda di generazioni diverse.

Quali sono gli obiettivi professionali di un Diversity Manager?

Questa figura, anche chiamata “Diversity & Inclusion Manager”, si pone come obiettivo principale la promozione in azienda di politiche rivolte all’inclusione, praticate per valorizzare le caratteristiche di ciascun lavoratore, favorire l’integrazione e utilizzare la diversità come elemento strategico per il business dell’azienda.

Il suo operato mira a generare armonia all’interno degli ambienti di lavoro, con alcune sostanziali conseguenze:

  • Riduzione dei conflitti

La promozione di un ambiente di lavoro privo di discriminazioni, porta automaticamente alla riduzione dell’astio e dei contrasti immotivati tra colleghi, quindi anche a una maggiore salute mentale in azienda.

  • Attraction e retention di talenti

Le nuove generazioni, si sa, cercano un posto di lavoro aperto, accogliente, inclusivo. L’attività del Diversity Manager sarà quindi rivolta anche ad attrarre e trattenere i giovani talenti in azienda.

  • Innovazione

Tramite la promozione di una cultura aziendale inclusiva, il Diversity Manager si pone l’obiettivo di favorire lo sviluppo di idee creative e innovative, attingendo a un terreno molto fertile, composto di background e esperienze differenti.

Quali sono le caratteristiche e le competenze che deve avere?

Un Diversity Manager dovrebbe disporre innanzitutto di un buon livello di intelligenza culturale e di ottime capacità comunicative, che gli permettano di dialogare con più parti, comprendendo e valorizzando la pluralità di opinioni e punti di vista.

Anche le capacità analitiche stanno ai primi posti tra le skills di questa figura, rivolte a uno studio attento della situazione presente e delle possibili strategie future.

Completano il corredo di competenze trasversali la capacità di ascolto e una buona dose di empatia.

Quali mansioni concrete ricopre il Diversity Manager?

Questa figura si occupa, nel dettaglio, di tante attività. Ecco le principali:

  • Analisi delle politiche aziendali

Le fondamenta del suo lavoro sorgono sull’analisi delle politiche aziendali, rivolte a verificare che l’azienda stia applicando un approccio inclusivo e offrendo a tutti le stesse opportunità.

  • Implementazione di politiche inclusive

Laddove venissero rilevate carenze, occorre intervenire per creare politiche aziendali che favoriscano l’integrazione di persone provenienti da background diversi e combattano le discriminazioni.

  • Formazione e sensibilizzazione

Il Diversity Manager organizza momenti di formazione (incontri individuali, seminari o workshop) per sensibilizzare i dipendenti verso il valore della diversità.

  • Analisi di dati e feedback

Last but not least, una delle attività fondamentali di questa figura è la raccolta di feedback, rivolta ad analizzare l’efficacia delle misure adottate e i progressi dei lavoratori, anche al fine di individuare possibili aree di miglioramento o criticità residue e provare a sviluppare nuove strategie.

Dove lavora un Diversity & Inclusion Manager?

Sono sempre di più le aziende, anche in Italia, che strutturano il proprio reparto HR includendo la figura del Diversity Manager.

Ovviamente, si tratta di un ruolo più diffuso nelle grandi aziende, che devono conciliare la presenza di tanti collaboratori diversi per genere, appartenenza religiosa, età, etnia, orientamento sessuale, abilità motorie e psichiche, ecc.

Il Diversity Management è comunque applicabile in aziende di qualsiasi settore e, negli ultimi tempi, si sono aperti dei tavoli di riflessione anche sul suo utilizzo nella Pubblica Amministrazione.

Come si diventa Diversity Manager?

Non esiste un percorso di formazione univoco per arrivare a ricoprire il ruolo di Diversity Management, tuttavia è raccomandabile intraprendere studi umanistici.

Dopo aver frequentato un liceo ad indirizzo umanistico, è consigliabile intraprendere un percorso universitario in ambito socio-psico-antropologico o socio-politico, che consenta di acquisire conoscenze utili per la gestione delle risorse umane.

Sarà fondamentale iniziare ad affrontare temi come l’HR management, il talent management, la psicologia sociale, le politiche vigenti in materia di pari opportunità.

Per specializzarsi nel Diversity Management, infine, esistono corsi di formazione professionale e Master dedicati all’argomento. Segnaliamo ad esempio:

Quando può guadagnare un Diversity & Inclusion Manager?

Il Diverity Manager, in relazione all’esperienza maturata, può guadagnare da 30 mila euro annui (per profili junior) fino a una RAL pari o superiore a 50 mila euro (per i profili senior).

 


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