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Intelligenza culturale: la soft skill irrinunciabile per un mercato del lavoro più inclusivo

Tra le soft skills imprescindibili per vivere in un mondo del lavoro sempre più globalizzato, multiculturale e aperto alla diversità e all’inclusione, c’è sicuramente l’intelligenza culturale.

Questa competenza assume un rilievo trasversale, rivelandosi indispensabile per tutti i livelli, da quelli direttivi, per una leadership ancora più efficace, a quelli più esecutivi, ai fini di una maggiore coesione del team operativo.

Vediamo cos’è l’intelligenza culturale e perché è bene promuoverla e svilupparla in azienda.

Cos’è l’intelligenza culturale

Con questo termine si definisce la capacità di gestire, con flessibilità ed efficacia, contesti di diversità culturale, definiti da differenze di etnia, religione, genere, orientamento sessuale e generazione di appartenenza.

L’intelligenza culturale trova terreno fertile nelle menti aperte, inclini alla curiosità, all’assenza di pregiudizi, all’ascolto attivo, all’empatia.

Essa è frutto di una formazione che valorizza l’unicità, la contaminazione costruttiva, la possibilità di un’osmosi tra sistemi valoriali e punti di vista differenti.

Componenti dell’intelligenza culturale

Questa capacità, che consente di ragionare in modo efficiente anche in ambienti culturali diversi, è in parte innata, ma presuppone anche l’acquisizione di un insieme di competenze utili per adattarsi alle differenze culturali.

L’esercizio dell’intelligenza culturale si declina in quattro diverse dimensioni:

  1. Cognitiva

La componente cognitiva riguarda la conoscenza dell’altra cultura e del modo in cui le differenze culturali possono condizionare le relazioni, ma anche degli elementi che possono agevolare un dialogo tra le diverse realtà.

  1. Meta-cognitiva

Questa componente concerne la coscienza transculturale, ovvero la comprensione degli aspetti dell’altra cultura che possono condizionare il pensiero e i giudizi delle persone con cui ci si interfaccia.

  1. Motivazionale

Questo aspetto riguarda l’interesse verso la scoperta di altre culture e l’interazione con soggetti diversi, rivolte all’apprendimento e all’accrescimento delle proprie conoscenze.

  1. Comportamentale

La componente comportamentale dell’intelligenza culturale delinea l’abilità di comunicare (verbalmente e non-verbalmente) in modo appropriato, a seconda delle consuetudini dell’altra cultura.

Multiculturalità nel mercato del lavoro

L’intelligenza culturale assume un ruolo particolarmente rilevante nei contesti organizzativi, sempre più complessi sul piano della multiculturalità e del diversity management.

La Fondazione ISMU – Iniziative e Studi sulla Multietnicità ha rilevato che l’incidenza di stranieri nel mercato del lavoro italiano raggiunge le seguenti percentuali:

  • l’11,2% degli occupati
  • il 16% dei soggetti in cerca di lavoro
  • il 9,3% degli inattivi

La rilevazione di ISMU delinea quindi una presenza significativa, all’interno delle aziende italiane, della componente multietnica, che costituisce solo una parte della multiculturalità all’interno del mondo del lavoro.

La diversità culturale, infatti, lo ricordiamo, comprende non solo le differenze legate alla nazionalità e all’etnia, ma anche altre diversità (di genere, religione, legate all’orientamento sessuale, ecc) non ancora censite in modo sistematico.

Come gestire le diversità culturali in azienda

Il primo punto da evidenziare, molto chiaro a chi ha sviluppato una buona intelligenza culturale, è legato all’ambiguità del concetto di “diversity management: spesso si parte dal presupposto che la diversità sia per le aziende un problema da gestire, dimenticando che essa può invece costituire un tesoro su cui investire!

Il diversity management deve essere rivolto alla gestione del potenziale innovativo insito nella diversità, che richiede appunto lo sviluppo di una forte intelligenza culturale, in grado di trasformare in valore possibili criticità.

La grande sfida per le aziende di oggi è infatti acquisire consapevolezza delle differenze culturali presenti nell’organizzazione e valorizzare questa ricchezza umana, anche a fronte di un costante avanzamento tecnologico, che a volte può allontanare le persone (si veda ad esempio l’utilizzo dello smart working).

Ecco in sintesi i passi da seguire per impostare correttamente la gestione della diversità e promuovere lo sviluppo dell’intelligenza culturale:

  • riconoscere le diversità e soprattutto riconoscere la loro importanza
  • sviluppare competenze di comunicazione interculturale per relazionarsi con successo in contesti diversi
  • costruire relazioni di valore tra i dipendenti e stimolare la loro intelligenza culturale, anche attraverso l’erogazione di una formazione continua
  • strutturare adeguati strumenti di monitoraggio delle politiche di coesione adottate in azienda, per misurarne i risultati e definire nuove strategie

Vantaggi dell’intelligenza culturale applicata al lavoro

L’intelligenza culturale porta sicuramente le aziende, ma anche i singoli lavoratori, ad essere più competitivi sul mercato del lavoro.

In un contesto professionale sempre più multiculturale, infatti, la capacità di comunicare e lavorare con persone diverse, sotto diversi aspetti, è sempre più indispensabile e quindi ricercata dalle organizzazioni.

Per le aziende, inserire risorse dotate di intelligenza culturale significa:

  • migliorare la coesione del team, la collaborazione e, di conseguenza, la produttività
  • concretizzare una maggior capacità di inclusione e incrementare anche la employee retention, generando benessere in azienda per tutti e rendendo il luogo di lavoro accogliente e stimolante
  • aumentare l’efficacia nella comunicazione con i clienti, grazie a una sensibilità più sofisticata verso le diversità con gli interlocutori
  • migliorare la qualità della collaborazione con il cliente, sia nel rapporto diretto che nella condivisione dei valori

Leggi anche i nostri consigli per promuovere una cultura aziendale sempre più inclusiva e attenta alle diversità.


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